Cos’è la “new addiction”.
Quando si parla di dipendenze il primo pensiero va alle droghe, all’alcool, all’uso di sostanze, ma esiste un altro gruppo di dipendenze legate a oggetti o attività non chimiche. Sempre più spesso si parla delle nuove dipendenze “new addiction”, ovvero di quei comportamenti socialmente accettati, tra i quali dipendenza dalle relazioni affettive, dallo shopping, dal gioco d’azzardo, dal sesso, dal lavoro e, che, ripetuti ossessivamente, fino all’estremo, smettono di svolgere il loro ruolo sociale per dominare l’essere umano. Internet e le nuove tecnologie, sono settori in continua crescita ed evoluzione e rappresentano realtà che influenzano notevolmente, non solo la vita quotidiana, ma anche la psicologia ed il comportamento degli individui. L’ambulatorio delle “New Addiction” nasce con l’idea di aiutare giovani, giovanissimi e adulti spesso preda di un uso eccessivo e scorretto delle nuove tecnologie come smartphone (nomofobia), tablet e pc, con conseguenti rischi sul fronte dello sviluppo cognitivo e della salute psichica. Il percorso di cura è rivolto anche ai giocatori d’azzardo e si caratterizza nelle classiche fasi di accoglienza e presa in carico, assessment, lavoro sulla motivazione, trattamento ed after care. Nel 2013 il DSM V sancisce definitivamente l’assimilazione del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) con le dipendenze patologiche, lo inserisce nella categoria “Disturbi da dipendenza e correlati all’uso di sostanze” nella sottocategoria “Disturbi non correlati all’uso di sostanze” e lo definisce precisamente non più “Gioco d’azzardo patologico”, ma “Disturbo da gioco d’azzardo”. Tale classificazione secondo il DSM V è giustificata dalla evidenza che il gioco d’azzardo è in grado di attivare il “reward system” al pari delle droghe, generando sintomi del tutto sovrapponibili a quelli indotti da sostanze. “Mi ritiro” (Hikikomori in giapponese) è un termine che viene utilizzato per descrivere adolescenti che sono soliti chiudersi nella loro stanza, immergendosi nel mondo del web, nei videogiochi, limitando qualsiasi contatto con il mondo esterno, escludendo anche i familiari. Ad incoraggiare il ritiro nella rete solitamente è il vissuto di vuoto e di solitudine esperito sempre più frequentemente dai giovani e la difficoltà ad investire in relazioni ed esperienze concrete della vita reale; di fatto tali vissuti spingono gli adolescenti ad alienarsi nei giochi virtuali, dove possono provare sensazioni di sdoppiamento o ricostruzione della propria identità, e vivere ruoli che nella vita non appartengono loro. Si può parlare di dipendenza quando la maggior parte del tempo e delle energie vengono spesi nell’utilizzo della rete, creando in tal modo menomazioni forti e disfunzionali nelle principali e fondamentali aree esistenziali, come quella personale, relazionale, scolastica, familiare, affettiva.
SERGIO DEMURU