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La DIPENDENZA PATOLOGICA è una “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza”.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) definisce la “dipendenza patologica” come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”.
Per “dipendenza” si intende quindi un’alterazione del comportamento, caratterizzata dalla ricerca anomala ed eccessiva di sostanze e/o di attività, che si mantiene nonostante l’evidenza che queste siano dannose a livello psicologico, fisico, legale, familiare e relazionale.
La dipendenza, pertanto, è una condizione in cui l’abitudine di consumare una determinata sostanza o la messa in atto di un comportamento, diventa una necessità e una ricerca spasmodica del piacere o di evitamento del disagio, che si trasforma in una situazione patologica, portando la persona a perdere il controllo sul comportamento stesso; provocando sofferenza e disadattamento che si riversano sul funzionamento globale dell’individuo. Nel momento in cui viene ad instaurarsi una dipendenza, la persona perde il controllo dei propri impulsi, ha difficoltà ad astenersi, sente un desiderio spasmodico di consumo della sostanza/messa in atto del comportamento e presenta un ridotto riconoscimento dei problemi conseguenti alla dipendenza stessa (APA, 2022).
Alcuni dati generali sulla prevalenza delle dipendenze patologiche negli adolescenti italiani includono:
1) Dipendenza da alcol: secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) nel 2019, circa il 12% degli adolescenti italiani ha segnalato episodi di binge drinking (consumo eccessivo di alcol in breve tempo) almeno una volta nell’ultimo mese
Dipendenza da tabacco: secondo l’indagine ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) condotta nel 2019, circa il 21% degli adolescenti italiani di età compresa tra 15 e 16 anni ha segnalato di aver fumato almeno una volta nell’ultimo mese
2) Dipendenza da gioco d’azzardo: dati dall’Osservatorio Gioco Online (OGO) mostrano che l’incidenza del gioco d’azzardo tra gli adolescenti italiani è in aumento. Circa il 29,2% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni dichiara di aver giocato d’azzardo nell’ultimo anno, di cui il 3% presenta un disturbo da gioco d’azzardo.
Poi le dipendenze comportamentali, come l’uso eccessivo di internet o l’uso eccessivo di social media, sono sempre più riconosciute come problematiche tra gli adolescenti, anche se le stime specifiche possono variare
Perché un comportamento possa ricadere all’interno del concetto di dipendenza, deve presentare delle caratteristiche specifiche. Infatti le dipendenze, sia che siano da sostanze o comportamentali, sono caratterizzate da elevate impulsività e compulsività. L’impulsività è la predisposizione a reazioni rapide, la ridotta inibizione motoria o delle risposte, la risposta automatica agli impulsi e alle pressioni e la mancanza di riflessività nella presa decisionale.
La compulsività si riferisce, invece, a comportamenti persistenti, inappropriati per la situazione e privi di una relazione evidente con l’obiettivo generale.
Come descritto in precedenza, le dipendenze, per essere definite tali, presentano le seguenti caratteristiche:
1) Sollievo: l’utilizzo di una sostanza/l’attuazione di un determinato comportamento comporta uno stato di sollievo transitorio
2) Craving: sensazione crescente di tensione e desiderio che precede l’assunzione della sostanza o la pratica del comportamento
3) Discontrollo: una volta consolidata, la dipendenza porta a una perdita di controllo sui propri comportamenti, che diventano impulsivi, generando frustrazione nell’individuo ed elevata conflittualità
4) Tolleranza: le quantità di sostanza o di esposizione ad un comportamento messe in atto iniziano a non essere abbastanza, per cui l’organismo inizierà a richiederne sempre di più. La tolleranza comporta la progressiva necessità di incrementare la quantità di sostanza o tempo dedicato al comportamento per ottenere l’effetto piacevole iniziale, il quale tenderebbe altrimenti ad esaurirsi
5) Astinenza: una volta ridotto/interrotto l’utilizzo della sostanza/la messa in atto di un comportamento, l’individuo farà esperienza di una serie di sensazioni sgradevoli fisiche e psicologiche
6) Ricaduta: in seguito alle sindromi astinenziali o a un periodo di astinenza volontaria dalla propria dipendenza, può verificarsi il fenomeno della ricaduta. La ricaduta è definita come la tendenza a riavvicinarsi alla sostanza o ad attuare il comportamento dopo un periodo di interruzione
Le cause alla base dello sviluppo di una dipendenza sono di natura multidimensionale, caratterizzate da tre distinti fattori:
1) Fattori individuali: variabili legate alla persona, come ad esempio la presenza di specifici tratti di personalità (ricerca di sensazioni forti/nuove ecc.)
2) Fattori socio-ambientali: come la familiarità del disturbo, l’ambiente socio-culturale di riferimento o la presenza di maltrattamento in infanzia e/o adolescenza (Strathearn et al., 2020)
3) Fattori biologici: componenti genetiche ed “ereditarie”, suscettibilità neurobiologica di diversi tipi, come alterazioni nei neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione del tono dell’umore e nella modulazione dei comportamenti orientati ad uno scopo; o lo sbilanciamento nella maturazione delle aree cerebrali deputate alla regolazione emotiva e alla presa decisionale.
L’adolescenza è un periodo di transizione dello sviluppo in cui si verificano molti cambiamenti concomitanti, tra cui la maturazione fisica, la spinta all’indipendenza, l’aumento dell’importanza dell’interazione sociale tra pari e specifici cambiamenti a livello cerebrale. Questo periodo di sviluppo è anche caratterizzato da una propensione verso i comportamenti a rischio tra i quali tutti i comportamenti caratterizzati da elevata impulsività, come ad esempio l’uso di sostanze. Vediamo perchè: lo sviluppo del cervello dell’adolescente è caratterizzato da uno squilibrio maturativo tra le aree che guidano le emozioni e l’impulsività e quelle che controllano tali variabili al fine di organizzare e pianificare il comportamento. Di fatti, durante la pubertà il sistema limbico, zona del cervello deputata alle emozioni e all’impulsività, è pienamente maturo; mentre la corteccia prefrontale, regione che serve a controllare le emozioni e l’impulsività e a pianificare il comportamento, risulta ancora immatura. Sistema limbico e corteccia prefrontale vengono rispettivamente definiti drive, in quanto coinvolto nella gestione della ricompensa, del controllo delle emozioni, degli impulsi e della memoria; e controller, poiché attiva nella cognizione e nella pianificazione di azioni. Un ulteriore sistema da tenere in considerazione quando si parla di comportamenti a rischio è quello sottostante all’harm avoidance (evitamento del danno/pericolo) posizionato nel talamo, amigdala e insula.
Dunque, alla base di una maggiore vulnerabilità allo sviluppo di comportamenti a rischio e di dipendenze in adolescenza, secondo il Dual System Model (Smith et al., 2014), vi sarebbe uno sviluppo asincrono tra i sistemi neurali del drive, coinvolti nel sensation seeking, ossia la ricerca di sensazioni e di esperienze nuove e intense; e quelli del controller, responsabili della self regulation, ovvero nella modulazione dei pensieri consapevoli e delle emozioni, al fine di raggiungere un obiettivo (Smith et al., 2014). La tendenza a comportamenti a rischio non fa solamente capo ad uno squilibrio maturativo tra i due sistemi sopra citati, ma anche ad una difficoltà ad attivare il sistema dell’harm avoidance nel processo di presa decisionale.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è la dopamina (DA): il neurotrasmettitore che ha un ruolo fondamentale nel creare la spinta a cercare gratificazioni. La dopamina ci guida ad agire verso obiettivi, desideri e bisogni e rafforza la sensazione di piacere quando realizziamo ciò che ci preme. Il livello di base della DA in adolescenza è più basso rispetto che nel cervello adulto e questo porta i ragazzi a sentirsi annoiati più facilmente e spesso. Poiché le sostanze aumentano il rilascio di DA, possono essere particolarmente ambite per uscire da questo stato. La scarica di DA non avviene solo quando la sostanza viene assunta ma anche quando si pianifica di farlo, si pensa ad essa, si è in compagnia di persone con cui la si è assunta in passato, ci si trova negli ambienti in cui è avvenuta l’assunzione o quando ci si prepara ad assumerla. In questo modo i ragazzi diventano drammaticamente sensibili a tutto ciò che ripristina il picco dopaminergico.
Già da tempo la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC)  si è mostrata un approccio terapeutico efficace nel trattamento delle dipendenze patologiche anche negli adolescenti (Clark & Bukstein, 2015; Carroll, 2016). Tuttavia, ci sono alcune considerazioni specifiche quando si applica la TCC agli adolescenti con dipendenze patologiche:
1) Adattamento all’età e allo sviluppo: la TCC per le dipendenze patologiche negli adolescenti deve tener conto delle sfide e dei cambiamenti tipici di questa fase dello sviluppo, come l’impulsività, la ricerca di indipendenza e identità, e la sensibilità ai fattori sociali e culturali
2) Coinvolgimento della famiglia: poiché gli adolescenti dipendenti sono spesso influenzati dall’ambiente familiare, il coinvolgimento dei genitori o dei caregiver è essenziale nella terapia. La terapia familiare può aiutare a migliorare la comunicazione, a rafforzare le relazioni familiari e a promuovere un ambiente di sostegno per il cambiamento
3) Psicoeducazione: è importante educare gli adolescenti sulle conseguenze dannose della dipendenza e sui benefici del cambiamento. Gli adolescenti possono avere una comprensione limitata dei rischi associati all’uso di sostanze o ai comportamenti di dipendenza, quindi l’educazione è fondamentale per motivarli e fornire loro una base per prendere decisioni informate
4) Focus sui trigger: gli adolescenti possono essere esposti a una varietà di trigger che li spingono a utilizzare sostanze o ad impegnarsi in comportamenti di dipendenza. La TCC aiuta gli adolescenti a identificare e gestire i trigger situazionali, sociali o emotivi che possono portarli a comportamenti di dipendenza
5) Sviluppo di abilità di coping: gli adolescenti imparano abilità di coping alternative per affrontare lo stress, l’ansia, la depressione o altri trigger emotivi senza ricorrere alla dipendenza. Questo può includere tecniche di gestione dello stress, risoluzione dei problemi, assertività e comunicazione efficace
Prevenzione delle ricadute: gli adolescenti imparano strategie per prevenire le ricadute, come la gestione dei pensieri e delle emozioni, la pianificazione di attività alternative e il coinvolgimento in attività sociali e ricreative sane.
SERGIO  DEMURU