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Esiste anche una dipendenza da bibite gassate. Pericolosa poichè subdola.

È difficile credere che si possa diventare dipendenti dalle bibite gassate normali o light o da qualsiasi altra bevanda dolcificata, ma succede ogni giorno. La dipendenza da bibite si instaura come qualsiasi altra dipendenza. Si incomincia bevendo una o due bibite a settimana e ben presto ci si ritrova a desiderare una o due bibite al giorno. La dipendenza da bibite è particolarmente potente, perché unisce il desiderio fisiologico di zucchero e caffeina all’esperienza multisensoriale che ben presto diventa fonte di conforto psicologico. Udiamo l’inconfondibile suono dato dall’aprire una lattina, seguito dal lieve frizzare delle bollicine che scoppiano e subito ci rilassiamo. Questa piacevole sensazione ci spinge  a bere un sorso della bevanda, dopodiché la caffeina e il dolcificante faranno il resto.
Presenti in un gran numero di bibite gassate, i seguenti ingredienti sono quelli maggiormente responsabili della dipendenza: Caffeina e dolcificanti. È stato dimostrato che lo zucchero può provocare alterazioni neurochimiche nel cervello simili a quelle che scaturiscono dall’uso di stupefacenti. Il consumo di zucchero avvia la secrezione di un neurotrasmettitore chiamato dopamina, che genera una sensazione di felicità e di piacere. Quando consumiamo zucchero in eccesso, produciamo grandi quantità di dopamina e ben presto ci assuefacciamo a questi livelli. Raramente il ricorso a dolcificanti artificiali costituisce una soluzione ai problemi causati dallo zucchero. Nel caso della dipendenza dalle bibite è del tutto inutile. Le ricerche hanno stabilito che il semplice sapore dolce, sia esso stato dato dallo zucchero o da un succedaneo, è sufficiente ad alterare la chimica del cervello in maniera tale da limitare l’effetto di stupefacenti quali morfina o eroina. Aumenta infatti l’attività di neurotrasmettitori chiamati beta-endorfine, le quali soffocano la sensazione di dolore, accrescono quella di benessere e agevolano il rilassamento. Anche in questo caso sviluppiamo quindi una tolleranza agli edulcoranti di sintesi.
SERGIO  DEMURU

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