| 

Differenza tra dipendenza da cibo e bulimia. Come riuscire ad uscirne.

A ciascuno di noi può capitare di vivere dei momenti in cui mangiamo più del solito e di rimodulare poi il comportamento senza troppi scossoni emotivi. Per alcuni, però, mangiare quando si ha fame e in quantità adeguate, può diventare un comportamento complicato.
In certe situazioni, infatti, può accadere che si cada in una vera e propria dipendenza da cibo, che spinge a mangiare compulsivamente nonostante si riconosca che si tratta di un comportamento dannoso.
‍Succede che molte persone vivano una vera battaglia con il proprio corpo e la propria forma fisica. Il mito della magrezza e del corpo perfetto, proposto dai media e dalla società come il “volto” della persona vincente, spinge verso il confronto con gli altri e alimenta l’insoddisfazione e la disistima personale.
Molte persone, inoltre, vivono il cibo come una “stampella emotiva”, cioè quel sostegno su cui scaricare le proprie insoddisfazioni personali finendo per “mangiare” le proprie emozioni. Spesso si incorre in una vera e propria dipendenza da cibo che, come tutte le dipendenze (da droga, fumo, alcol, shopping compulsivo, ipersessualità) porta a ingerire una sostanza, in questo caso di cibo. A questo segue:
1) una forte sensazione di perdita del controllo di se stessi
2) senso di vergogna
3) senso di colpa e di fallimento con se stessi
impegno, che di solito non viene mantenuto, a non ricadere in questa spirale.
Diversamente da altri disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia, non sono presenti condotte compensatorie come vomito, uso di lassativi, attività fisica eccessiva. La dipendenza da cibo si differenzia anche dal binge eating disorder perchè implica il consumo di una specifica classe di alimenti (da cui appunto la persona è dipendente). Come accade spesso nella dipendenza, la persona potrebbe non voler rinunciare alla sostanza (in questo caso al cibo), mentre in chi soffre di binge eating le abbuffate sono la diretta conseguenza di restrizioni alimentari precedenti, da cui scaturisce la perdita di controllo sul comportamento.
Secondo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), in Europa circa 20 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari (in particolare si fa riferimento a bulimia e anoressia nervosa) e di questa fetta di popolazione, la percentuale di italiani che soffrono da dipendenza da cibo coinvolge circa 3 milioni di persone.
Di dipendenza da cibo sono i giovani a soffrirne maggiormente, specie di sesso femminile e in un’età compresa tra i 15 e i 25 anni. Alcuni nuovi studi sulla dipendenza da cibo però, sottolineano un incremento di questa dipendenza patologica anche nei giovani maschi preadolescenti anoressici. La pandemia che abbiamo vissuto, inoltre, ha avuto ulteriori ricadute negative sull’acuirsi e diffondersi dei disturbi alimentari.
La bulimia nervosa è caratterizzata da grandi abbuffate di cibo, a cui segue la necessità (così avvertita da molte pazienti) di condotte eliminatorie per contrastare l’aumento di peso. Le modalità compensatorie sono principalmente:
1) vomito
2) uso massiccio di lassativi
3) forti e intense sessioni di esercizio fisico, comuni nella bigoressia.
Anche in questo caso, vengono ingerite grandi quantità di cibo, soprattutto quello considerato “vietato”: dolci, grassi, o ad alto contenuto calorico fino ad arrivare in alcuni casi ad ingerire cibi avariati o crudi. In genere, le abbuffate avvengono in solitaria, fuori dalla portata degli sguardi delle persone di cui temono il giudizio e di cui si vergognerebbero, e in qualsiasi ora della giornata o notte. A livello biologico, la dipendenza da cibo è determinata da un’alterazione del meccanismo di controllo del cervello, nell’ipotalamo.
La fame nervosa è invece quel tipo di fame che si attiva indipendentemente dallo stimolo di fame (biologica) naturale che sentiamo quando sono passate ore dall’ultimo pasto fatto. Questa sensazione induce a mangiare più velocemente del solito, in grandi quantità fino a sentirsi “scoppiare” dalla sazietà, per poi sentirsi in colpa e vergognarsi.
Tra le cause della dipendenza da cibo, tra le più frequenti e tra quelle che determinano delle alterazioni nei processi di equilibrio ormonale troviamo:
1) sbalzi d’umore
2) gravidanza
3) periodi di stress
4) stati emotivi spiacevoli, come attacchi d’ansia.
Spesso la vita frenetica, di corsa tra lavoro, famiglia ed eccessive responsabilità può portare a trovare sollievo nel cibo quale valvola di sfogo, e i danni da dipendenza da cibo possono diventare molto seri.  Sicuramente, essere stati abituati a seguire un’alimentazione varia e sana sin da bambini, è un fattore di protezione rispetto all’alimentazione compulsiva e sregolata.
Dalle recenti ricerche scientifiche, si è visto che la combinazione di cibi grassi e dolci a livello chimico, inibisce temporaneamente la produzione di cortisolo, l’ormone responsabile dello stress.
Il piacere derivante da questi cibi è provocato dal rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che ha un ruolo importante nella spinta alla gratificazione. Dopamina e serotonina sono entrambe implicate nelle dipendenze. La dipendenza da cibo spazzatura, ad esempio, è scatenata dall’intenso piacere che essi provocano perché danno all’organismo una “ricompensa” maggiore rispetto ad altre sostanze naturali. Questo meccanismo è lo stesso alla base degli effetti della droga sul sistema nervoso e rende la dipendenza da cibo simile a quella da sostanze, inducendo la persona in un circolo vizioso.
I disturbi alimentari si accompagnano spesso ai disturbi dell’umore. Frequente è il collegamento tra depressione e dipendenza da cibo, ma anche tra dipendenza da cibo e alessitimia, quella difficoltà di riuscire a identificare e comunicare le proprie emozioni come la rabbia, l’ansia o la tristezza, e che spesso causa un’anestesia emotiva che porta a somatizzare ciò che non si riesce a esprimere.
L’emotional eating (il corrispettivo inglese della fame nervosa), sottolinea bene la stretta relazione tra emozioni e cibo, che può alla lunga esporre la persona che ne è affetta a rischi seri per la salute. Pur non causando direttamente il rischio di morire, la dipendenza da cibo può avere un impatto sul benessere e portare a complicazioni: possiamo infatti annoverarla tra le cause dell’obesità, del diabete, dell’aumento del colesterolo, di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di tumore.‍
Come superare la dipendenza da cibo? Per combatterla ci sono alcune soluzioni che è importante mettere in atto. La dipendenza da cibo infatti ha dei sintomi che sono spia di un malessere profondo, che dobbiamo imparare ad ascoltare e osservare. Quando sentiamo quel costante senso di insoddisfazione è importante chiederci (anche se non è facile rispondere): “Di che cosa ho veramente fame?” Potremmo scoprire che la nostra dipendenza da cibo è collegata ad alessitimia e impulsività, e agire per andare alla radice del disturbo.
Per uscire dalla dipendenza da cibo può essere molto utile tenere un “diario alimentare emozionale”, in cui segnare i momenti in cui il bisogno di cibo si fa forte, osservando i pensieri e le emozioni che proviamo. Poi, bisognerà sforzarsi di seguire delle regole alimentari sane e individuare attività che possono sostituire le sensazioni piacevoli e gratificanti prodotte dal cibo.
Spesso per capire come guarire dalla dipendenza da cibo è utile ricorrere all’aiuto di un professionista: Unobravo può trovare per te sia uno psicologo online che un nutrizionista, che potranno tracciare insieme un percorso per superare la dipendenza da cibo e lavorare sulle cause di questo disturbo.
Con un supporto psicologico avremo l’occasione di imparare ad ascoltare i nostri reali bisogni per riappropriarci della nostra esistenza e uscire fuori da una questa lunga lotta contro il cibo, riscoprendo la sua vera essenza: nutrirci.
SERGIO  DEMURU

Articoli simili