Anche la dipendenza fisica nasconde pericoli ed insidie.

La dipendenza fisica ha luogo quando si supera il livello di tolleranza dell’assunzione di determinate sostanze come alcool, barbiturici, benzodiazepine e oppioidi, utilizzati in modo costante nel tempo e in quantità cospique. Detta dipendenza induce il soggetto a non distinguere più le sensazioni piacevoli da quelle spiacevoli; l’abuso di sostanze cambia il modo in cui il cervello percepisce determinate situazioni e il modo di rapportarsi con il mondo esterno.
L’organismo che assume in maniera costante le sostanze tossiche necessiterà di dosi regolari, in modo che non si manifestino i sintomi dell’astinenza. Può insorgere anche l’assuefazione: quando il corpo si è abituato all’assunzione di una certa quantità di sostanza, essa perde parte della sua efficacia e il soggetto si ritrova a dover assumere dosi sempre maggiori.
I sintomi di questa assuefazione si possono notare con l’interruzione improvvisa dell’assunzione, nell’insorgere di sintomi fisici molto spiacevoli come dolori, la sensazione di nausea e i tremori diffusi in tutto il corpo sono solo alcuni dei sintomi di una crisi di astinenza, uno dei più gravi effetti collaterali della dipendenza fisica.
Il sistema centrale nervoso e il cervello con il tempo si abituano all’uso prolungato della sostanza e interrompere l’assunzione di quest’ultima porta a dei cambiamenti fisiologici nell’organismo che spingono il soggetto in uno stato di alterazione psico-fisica nota come crisi d’astinenza.
Tra gli effetti collaterali dell’astinenza troviamo i disturbi fisici come il senso di stanchezza persistente, respiro affannoso, tachicardia e temperatura corporea elevata, ma anche i disturbi psichici come il deficit di memoria, confusione e difficoltà a concentrarsi.
La dipendenza psicologica coinvolge il cervello e la mente e si manifesta con il desiderio impellente e urgente di ricorrere all’utilizzo della sostanza o al comportamento oggetto di dipendenza, come nel caso del gioco d’azzardo. L’aspetto psicologico che predomina è quello di voler ricercare le sensazioni provocate dall’assunzione di queste sostanze, principalmente legate all’effetto di modificare l’umore o nella riduzione degli stati d’ansia.
Questo tipo di dipendenza mette l’accento sui sintomi psicologici piuttosto che fisici: queste sintomatologie si possono manifestare con episodi di depressione, agitazione, ansia e attacchi di panico. Chi vive questo tipo di dipendenza è indotto a pensare che questi sintomi si possano alleviare solamente proseguendo la dipendenza, cadendo così in un circolo vizioso destinato a peggiorare.
Una persona affetta da dipendenza psicologica è totalmente dipendente dalla ricerca e dall’assunzione della sostanza di abuso. Questo compulsivo pensiero rivolto verso l’oggetto della dipendenza viene chiamato in psicologia con il termine Craving.
Il craving è la ricerca ossessiva delle sostanze, questa attività diventa l’obiettivo principale di chi è affetto da dipendenza: la ricerca, l’acquisto, l’assunzione e il tempo di ripresa dopo aver abusato della sostanza occupa la maggior parte del tempo della persona. Questo porta ad ovvi problemi nella quotidianità, danneggiando l’attività lavorativa, il tempo libero e creando innumerevoli disagi nello sviluppo dei rapporti interpersonali.
È un comportamento dannoso che porta al pensiero ossessivo: la mente della persona è proiettata verso il momento del consumo e allo stesso tempo ricrea le immagini delle assunzioni passate per ripercorrerle a ripetizione. L’irritabilità, l’aggressività e l’ansia sono ulteriori sintomi che si manifestano quando non si riesce più a resistere allo stimolo della dipendenza.

SERGIO DEMURU

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