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Dipendenze: cosa sono e come si curano.

Con il termine “dipendenza” si intende un’alterazione del comportamento che si caratterizza per la ricerca anomala ed eccessiva di sostanze o di attività che si mantiene nonostante l’evidenza che queste siano dannose.
Il concetto di dipendenza nasce in relazione all’utilizzo di sostanze (es. sostanze stupefacenti come eroina e cocaina) anche se si è poi esteso anche alle dipendenze comportamentali.
Non esistono, infatti, solo dipendenze legate all’assunzione di sostanze illecite. Altre dipendenze possono riguardare il gioco d’azzardo (ludopatia), l’alcol, internet e i social media, la pornografia, così come anche l’eccessiva passione per lo sport e il fitness.
Se ci ponessimo in una prospettiva differente, potremmo dire che le dipendenze sono ovunque intorno a noi e che si distinguono dalle meno gravi alle più gravi.
Tra le dipendenze più comuni si annoverano:
1) sostanze stupefacenti, le cosiddette droghe, come eroina, cocaina, ma anche cannabinoidi e oppiacei;
2) farmaci, soprattutto antidolorifici, antidepressivi, ansiolitici o sonniferi;
3) gioco d’azzardo (ludopatia);
4) internet  e social media;
5) pornografia;
6) alcol;
7) fumo di sigaretta.
Le conseguenze sull’individuo possono variare in base al tipo di dipendenza.
Nel caso di sostanze stupefacenti, conseguenze dirette possono verificarsi sul sistema nervoso centrale:
1) la cocaina: è una sostanza estremamente neurotossica che, a lungo termine, può portare non solo a deficit cognitivi, ma anche a veri e propri quadri di demenza o Parkinson;
2) l’eroina: è paradossalmente meno dannosa a livello neurobiologico, ma ciò non toglie la gravità rappresentata dalla ricerca ossessivo-compulsiva della sostanza. Tutto passa in secondo piano in favore di questa dipendenza, a discapito dei rapporti umani, degli affetti e della propria professione.
Medesimo discorso è applicabile anche all’abuso di farmaci, la cui dipendenza, come per le droghe, può porre a serio rischio la vita della persona. In particolare in questi ultimi anni stiamo osservando una vera e propria epidemia di uso di farmaci Oppiodi, che vengono inizialmente prescritti come antidolorifici, ma che poi creando dipendenza vengono presi continuativamente da persone che non hanno nessuna idea di cosa si tratti.
Nel gioco patologico, le vere conseguenze si riflettono non solo sulla grande quantità di tempo impiegata in questa attività, ma soprattutto perdite a livello economico, così come nella sfera privata, sociale e lavorativa.
La dipendenza da nicotina, così come quella da alcol, è anch’essa importante e presenta delle conseguenze preoccupanti di cui chi ne abusa è perfettamente a conoscenza:
1) nel caso del fumo, il maggiore rischio è quello di sviluppare una patologia oncologica;
2) nel caso dell’alcol, gravi danni al fegato e all’organismo.
Al giorno d’oggi, alcune dipendenze hanno subito una sorta di trasformazione in “chiave moderna”, adeguandosi ai nostri tempi. Ad esempio, la dipendenza da internet e dai social media.
In Giappone la dipendenza da social media è parte del quadro noto come Sindrome Hikikomori: si tratta di adolescenti che vivono nella loro camera, dormono di giorno mentre la notte sono molto attivi sul web e sui social. Nessuna vita sociale, nessuna interazione, nessun rapporto umano diretto. Una piaga molto difficile e complicata, aggravata spesso dalla completa mancanza  della volontà di farsi curare.
Oggi, se l’uso dell’eroina è diminuito, quello della cocaina ha conosciuto un enorme incremento. L’abuso di cocaina, una volta tipico dei weekend per puro divertimento, oggi sta diventando per alcuni un mezzo per affrontare le sfide quotidiane, anche lavorative.
Non sono noti, fino in fondo, tutti i meccanismi che nel nostro cervello sottendono alle dipendenze, però sappiamo che esiste un’area cerebrale, chiamata corteccia cingolata anteriore (ACC), deputata alla motivazione e al rinforzo del comportamento, che nel momento in cui scatta la dipendenza viene iperstimolata (con una iper produzione di dopamina), portando alla continua e spasmodica ricerca di quella determinata sostanza o determinato comportamento.
Ma non solo. Certamente esiste una predisposizione biologica in ciascun individuo a sviluppare, in maniera più o meno marcata, delle dipendenze. Alcune persone, infatti, sono geneticamente predisposte allo sviluppo di dipendenze. Si può parlare proprio di una genetica delle dipendenze che può trasmettersi di generazione in generazione. È chiaro, però, che contribuiscono ampiamente allo sviluppo di dipendenze anche altri fattori – sociali, culturali e psicologici – da non sottovalutare.
L’indagine è clinica e si basa solo sull’analisi di alcuni comportamenti ripetuti che portano poi alla dipendenza. Non esistono esami specifici: la dipendenza diventa tale nel momento in cui provoca danni al soggetto.
Come tutti sanno, uscire dalle dipendenze è difficile, soprattutto se non si ha il desiderio di farlo, nonostante l’evidenza del danno. Il primo step fondamentale, per il paziente, quindi, è decidere di uscirne una volta per tutte.
A questo proposito, diversi sono gli approcci di trattamento per le dipendenze (in SSN o in regime di solvenza): questi possono spaziare dalle terapie farmacologiche (prescritte a seconda della problematica), ai percorsi psicologici con i professionisti, così come all’innovativo approccio biologico tramite la stimolazione magnetica transcranica che, grazie a un campo magnetico che penetra nel cervello, stimola alcune aree cerebrali.
SERGIO  DEMURU

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