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La dipendenza da cibo. Tanti mangiano compulsivamente anche senza bisogno reale.

A ciascuno di noi può capitare di vivere dei momenti in cui mangiamo più del solito e di rimodulare poi il comportamento senza troppi scossoni emotivi. Per alcuni, però, mangiare quando si ha fame e in quantità adeguate, può diventare un comportamento complicato. In certe situazioni, infatti, può accadere che si cada in una vera e propria dipendenza da cibo, che spinge a mangiare compulsivamente nonostante si riconosca che si tratta di un comportamento dannoso.  Cos’è la dipendenza da cibo? Succede che molte persone vivano una vera battaglia con il proprio corpo e la propria forma fisica. Il mito della magrezza e del corpo perfetto, proposto dai media e dalla società come il “volto” della persona vincente, spinge verso il confronto con gli altri e alimenta l’insoddisfazione e la disistima personale. Molte persone, inoltre, vivono il cibo come una “stampella emotiva”, cioè quel sostegno su cui scaricare le proprie insoddisfazioni personali finendo per “mangiare” le proprie emozioni. Spesso si incorre in una vera e propria dipendenza da cibo che, come tutte le dipendenze (da droga, fumo, alcol, shopping compulsivo, ipersessualità) porta a ingerire una sostanza, in questo caso di cibo. A questo segue:
1) una forte sensazione di perdita del controllo di se stessi;
2) senso di vergogna;
3) senso di colpa e di fallimento con se stessi;
4) impegno, che di solito non viene mantenuto, a non ricadere in questa spirale.
Diversamente da altri disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia, non sono presenti condotte compensatorie come vomito, uso di lassativi, attività fisica eccessiva. La dipendenza da cibo si differenzia anche dal binge eating disorder perchè implica il consumo di una specifica classe di alimenti (da cui appunto la persona è dipendente). Come accade spesso nella dipendenza, la persona potrebbe non voler rinunciare alla sostanza (in questo caso al cibo), mentre in chi soffre di binge eating le abbuffate sono la diretta conseguenza di restrizioni alimentari precedenti, da cui scaturisce la perdita di controllo sul comportamento.
SERGIO  DEMURU

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La dipendenza patologica è condizione di subalternità nei confronti di sostanze chimiche

La definizione di “dipendenza patologica” è oggi usata in ambito scientifico per sottolineare la condizione di subalternità nei confronti di una sostanza chimica o di un comportamento. La caratteristica principale della dipendenza è l’incapacità di resistere nonostante i ripetuti sforzi che la persona fa per liberarsene.
Un altro aspetto cardine della dipendenza patologica è il craving, cioè il desiderio improvviso e incontrollabile di assumere una sostanza psicoattiva, un comportamento o anche un alimento. In psicopatologia si distinguono, dal punto di vista delle aspettative del paziente, due principali forme di craving:
1) il “craving negativo”, cioè la preoccupazione di assumere la sostanza per evitare l’astinenza;
2) il “craving positivo” ovvero la compulsione nei confronti della sostanza, sostenuta dall’aspettativa di una gratificazione.
La ricerca di una “ricompensa” è particolarmente importante per il mantenimento della dipendenza, perché in fase di astinenza il craving è particolarmente attivo ed induce la persona a tornare sulla “vecchia strada”.
Ciò accade perché la persona è attratta da stimoli che attivano sensazioni fisiche e pensieri sgradevoli, che vengono associati all’interruzione dell’assunzione della sostanza o del comportamento. Un esempio è la visione dell’insegna di un bar per una persona affetta da alcolismo.

Questa immagine scatenerebbe i sintomi d’astinenza:
1)pensieri ossessivi rivolti alla sostanza;
2) sudorazione fredda;
3) tremore;
4) ansia;
5) umore depresso.

SERGIO  DEMURU

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L’alcol assunto assieme alle droghe ha un impatto devastante

Assunto insieme alle droghe (cocaina, anfetamine, hashish, allucinogeni, ecstasy, eroina), l’alcol determina gravi alterazioni del funzionamento psichico, diminuendo lo stato di coscienza, con conseguenze estremamente pericolose e imprevedibili.
Inoltre, in particolari contesti lavorativi, l’interazione con solventi, pesticidi, metalli ed altri fattori quali rumore, basse temperature e stanchezza, aumenta il rischio di sviluppare malattie professionali.
Ogni anno sono attribuibili al consumo di alcolici circa il 10% di tutte malattie, il 10% di tutti i ricoveri, il 10% di tutti i tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% di tutti gli incidenti, il 9% delle invalidità.

SERGIO  DEMURU

 

 

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Dipendenza alcolica. Quali i rimedi?

La dipendenza alcolica è caratterizzata da un comportamento ossessivo di ricerca compulsiva di bevande alcoliche (tipica la necessità di bere al mattino, appena svegliati) e da assuefazione e tolleranza (per raggiungere un determinato effetto desiderato dall’individuo è costretto a bere quantità sempre maggiori di bevande alcoliche). Anche per l’alcoldipendenza, come per qualunque tossicodipendenza da droghe illegali, la brusca interruzione del consumo di alcol causa la sindrome da astinenza caratterizzata da tachicardia, tremori, nausea e vomito, agitazione, allucinazioni, convulsioni. L’alcol è causa di patologie e problematiche correlate anche quando il suo consumo non è arrivato al punto da poter definire “alcolista” un individuo. Si parla per esempio di consumo rischioso o dannoso di bevande alcoliche quando le quantità di alcol consumate possono esporre la persona o i terzi ad un pericolo o un rischio per la salute o la sicurezza, giungendo ad interferire sul regolare svolgimento della vita sociale, lavorativa o scolastica, a condizionare negativamente l’integrità delle capacità individuali, come quelle necessarie ad affrontare potenziali situazioni di pericolo (ad esempio prima di mettersi alla guida), a provocare in chi lo consuma problemi con la legge. Non esistono quantità considerabili “sicure” di consumo alcolico e maggiore il consumo , maggiore è il rischio per salute e sicurezza. L’alcol deprime il sistema nervoso centrale, riduce i freni inibitori e influenza pensieri, emozioni e capacità di giudizio. Può causare dunque problemi di vario grado di gravità che coinvolgono non solo il soggetto ma anche la sua famiglia e la società (ad esempio in caso di incidenti stradali o di atti di violenza).

SERGIO  DEMURU

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Dipendenza da giochi online

Da un punto di vista delle relazioni interpersonali, chi soffre di dipendenza per i giochi online preferisce passare il suo tempo con gli amici conosciuti in rete e crede che queste relazioni siano molto più vere e intense rispetto a quelle della vita reale. I dipendenti da giochi online giocano per non provare insoddisfazione e questo è un indicatore dell’insorgere dei sintomi legato al ritiro a cui vanno incontro man mano che vengono sempre più “catturati” dal gioco.

SERGIO DEMURU

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Dipendenza da cellulare e tablet

Il passaggio dalla telefonia, da “fissa” a “mobile” ha portato una rivoluzione cosmica! Attraverso l’uso del telefono possiamo condividere virtualmente l’esperienza che stiamo vivendo con qualcuno lontano, annullando la distanza fisica.
Il cellulare ha iniziato ad avere anche funzioni psicologiche legate alle relazioni. La funzione del telefono, da un punto di vista affettivo e relazionale consiste nella possibilità di decidere se avvicinarsi o allontanarsi dagli altri, proteggendosi da rischi di rifiuto e dal diretto impatto con le emozioni.
Attraverso il telefonino molti cercano di alleviare  disagio, ansia, tensione. Il  telefonino  permette alle persone di sentirsi vicine, sperimentando meno insicurezza perdendo però la spontaneità della comunicazione diretta.Può aiutare a gestire la solitudine e l’isolamento, perché permette di tenere vivo un rapporto nonostante la distanza, ma se si crea il continuo bisogno d’essere in contatto con qualcuno, si perde la capacità di sopportare lontananza, separazione e solitudine.

SERGIO  DEMURU